Di Admin (del 22/09/2009 @ 08:38:44, in Articoli, linkato 1811 volte)
Strani tipi quelli dei Muse. La rock band inglese, le cui influenze musicali spaziano dalla tarantella e Massimo Ranieri, fino ai Queen e i Nirvana, negli ultimi anni ha fatto incetta di premi e svetta in cime alle hit parade di mezza Europa. Insomma i ragazzi dovrebbero conoscere le regole dello show business.
Eppure, ospiti di Simona Ventura alla trasmissione domenicale Quelli che il calcio, si sono meravigliati di non potersi esibire in diretta. Il solo fatto di essere dei musicisti e di essere pagati per un’apparizione televisiva gli ha fatto credere di poter fare quello che a loro piace di più. Suonare. E invece no! Qui da noi è ammesso solo il playback.
E così i giovanotti inglesi si sono vendicati. Davanti alle telecamere hanno infatti dato il via a uno scambio di ruoli. Il cantante si è piazzato alla batteria, il batterista davanti al microfono e il bassista ha inforcato una chitarra. Il tutto, ovviamente, senza che né la conduttrice, né nessuno del suo staff se ne accorgesse. La Ventura ha proseguito la sua gaffe intervistando il batterista convinta invece di porre le sue domande al leader della band.
Non so a voi, ma a me vien voglia di vedere dal vivo i Muse, che per la cronaca si esibiranno il 21 novembre a Bologna e il 4 dicembre a Torino. Quanto alla Ventura, se per Rai Due è ancora in corso il passaggio sul digitale terrestre, lei coglie tutti in contropiede e si fa trovare con la testa fra le nuvole.
Di Admin (del 21/09/2009 @ 08:59:56, in Articoli, linkato 1819 volte)
Il dodicesimo uomo in campo. Lo slancio che fa volare i giocatori sul terreno di gioco. Il fattore San Paolo. Come lo si voglia definire, il pubblico di Napoli è considerato tra i più caldi d’Italia. Un tifo esplosivo.
Anche troppo a giudicare dalla recente scoperta realizzata dalla Digos all’interno dello Stadio San Paolo. Un’autentica santabarbara stoccata in un garage. Cipolle con mortaio, razzi, bengala, Dragon Boom e Cobra, candelotti di potenza devastante. Per un totale di due quintali di esplosivo.
Verrebbe da chiedersi cosa c’entri un simile arsenale con una partita di calcio. Ma sarebbe solo una domanda retorica. Forse gli ultras volevano rumoreggiare per l’inizio poco brillante del club in campionato. O, più probabilmente, intendevano creare un pandemonio per protestare contro la recente istituzione della tessera del tifoso voluta fortemente da Maroni. Una card indispensabile se si desidera seguire la propria squadra in trasferta.
Personalmente sono contrario a qualsiasi forma di schedatura. Dimostrano un grave deficit delle istituzioni e rischiano di produrre limitazioni delle libertà personali. Ma da qui a creare autentici scenari da guerra ce ne corre. Da incoscienti anche soltanto custodire quell’enorme quantità di materiale pirico.
Ma oramai il calcio è questo. Poggia su interessi immensi e il prezzo da pagare è la scomparsa dei sapori che un tempo lo rendevano così suggestivo.
Di Admin (del 17/09/2009 @ 08:01:52, in Articoli, linkato 1913 volte)
In un siffatto momento storico di tutto si avverte il bisogno fuorchè di nuovi attacchi alla magistratura. Ogni parola in più rischierebbe di far precipitare un paese sull’orlo del collasso. Eppure, tacere non si può. Non mi riferisco a inchieste su escort e abitudini piccanti dei politici, ma ad una questione assai più scottante.
Il mio sconcerto nasce dalla sentenza 35874 con la quale la Cassazione ha confermato il risarcimento dei danni a carico di un marito che, durante una furibonda lite con la moglie, ne aveva offeso la madre con epiteti ingiuriosi. Secondo l’insindacabile giudizio degli ermellini, “per quanto le espressioni di disprezzo pronunciate dall'imputato si riferissero ad altro soggetto, e cioè alla madre, non vi è dubbio che ne sia derivata una lesione del decoro della stessa interlocutrice”. Il litigio, è bene sottolinearlo, non è avvenuto in presenza della suocera.
Per dirla con il principe De Curtis, siamo uomini o caporali? Miei cari giudici suppongo che prima di divenire insigni uomini di legge, molti di voi si siano scontrati almeno una volta con esponenti del pianeta delle Suocere. Entità diaboliche in grado di far ingoiare ai propri generi bocconi amari per una vita intera. Capaci di disintegrare in pochi istanti il più solido dei rapporti di coppia.
Spero sulla sentenza cali una spessa coltre di nebbia. Se giunge all’orecchio di mia moglie, saprà come ridurmi sul lastrico.
Di Admin (del 14/09/2009 @ 07:44:31, in Articoli, linkato 2104 volte)
Si è appena spento l’eco del concerto di Elton John per la festa di Piedigrotta. Ingaggiato per riscattare l’immagine internazionale della città, con un generoso cachet che ha destato qualche perplessità, il baronetto è arrivato giusto in tempo per suonare al piano una ventina di canzoni e poi prendere al volo un aereo diretto a Kiev, sede del suo prossimo concerto. E Napoli è tornata orfana a scontrarsi coi i suoi problemi.
In cima ai quali il bacio alla teca di San Gennaro. La telenovela prosegue oramai da giorni. Dapprima si era annunciato che quest’anno per motivi igienici non sarebbe stato possibile baciare la teca. L’allarme per la nuova influenza sembrava aver avuto la meglio.
Poi, il Cardinale Sepe si era impuntato. La decisione finale spetta a me. Fatto salvo, il giorno seguente, confermare la scelta iniziale. Il virus andava arginato. Ai fedeli più agguerriti si concedeva l’appoggio della teca sulla fronte. E nulla di più.
Infine l’ultima puntata, almeno finora, con relativo colpo di scena. Via libera al bacio. Sepe ha spiegato che insigni esponenti del mondo scientifico gli hanno garantito l’assenza di rischi.
A noi resta dunque la consolazione di poter adeguatamente omaggiare il Santo Patrono durante le celebrazioni in suo onore. E una domanda. Sono davvero questi i problemi da porre al centro dell’attenzione? Questioni più serie non mancano. E un gesto pagano non aiuterà a risolverle.
Di Admin (del 07/09/2009 @ 08:09:58, in Articoli, linkato 1927 volte)
Qualcosa è cambiato. Dopo l’abolizione dell’ICI molti comuni miravano sugli automobilisti per rimpinguare le loro esangui casse. Poi, lo scandalo sull’uso improprio degli autovelox ha pur tardivamente favorito la retromarcia. L’impianto accusatorio dei magistrati, se confermato, giustificherebbe l’oramai atavica sfiducia verso i nostri piccoli e grandi governanti.
Gli autovelox, installati ad arte lungo il territorio, producevano migliaia di contravvenzioni al giorno. Alla multa non seguiva la sottrazione dei punti della patente poiché, per non dare nell’occhio, l’infrazione non veniva segnalata.
Oggi possiamo, nel rispetto delle regole, viaggiare con maggiore serenità. O no? Qualche dubbio resiste. L’altra notte imboccavo con alcuni amici Via Mezzocannone in direzione San Domenico Maggiore. Le indicazioni della zona a traffico limitato consentono il transito dopo la mezzanotte. Era l’una e fiduciosi abbiamo proseguito, ma la telecamera ha suggellato il nostro passaggio.
Perplessi ci siamo fermati e, questa volta a piedi, siamo ridiscesi verso la segnaletica. Il cartellone di destra, visibile dal guidatore, indica il limite di mezzanotte. Quello di sinistra, incredibile ma vero, autorizza il passaggio dei veicoli solo dopo le due di notte.
In regola per un segnale, in torto per un altro. Arriverà o non arriverà la multa? Non resta che sfogliare la margherita. Nell’attesa contiamo nel buon senso di chi vorrà correggere l’ennesima anomalia.
Di Admin (del 05/09/2009 @ 13:08:19, in Articoli, linkato 1860 volte)
Che in Giappone le cose stessero mutando a velocità supersonica lo si era capito già lo scorso lunedì, al termine della consultazione elettorale. Dopo 54 anni di dominio pressoché ininterrotto i conservatori hanno infatti subito una pesante sconfitta. A trionfare, il leader dei democratici Yukio Hatoyama, nipote del fondatore della Bridgestone, definito il Kennedy del Giappone.
Così come per tanti altri uomini influenti, dietro il successo del nuovo premier spicca la figura della sua consorte. È Miyuki, 62 anni, ex attrice, stilista ed appassionata di macrobiotica, a dargli la carica. E forse anche qualcosa in più.
Miyuki infatti, ha rivelato in una sua autobiografia di essere stata rapita dagli alieni. Il fattaccio sarebbe accaduto negli anni Ottanta, quando la sua anima fu catturata da un Ufo triangolare che la trascinò nello spazio interstellare fin su Venere, pianeta bellissimo e molto verde. Non contenta, la nuova first lady nipponica ha raccontato di essere stata amica di Tom Cruise. In un’altra vita, si capisce.
Insomma la moglie del premier giapponese ha davvero tutte le carte in regola per sbaragliare le colleghe. Da Michelle Obama a Carla Bruni, passando per Veronica Lario, non ce n’è per nessuna. Con un colpo a sorpresa è riuscita a far dimenticare, almeno per un istante, i gravi problemi che affliggono l’economia giapponese. Miyuki ha davvero una marcia in più. Almeno sul pianeta Terra.
Di Admin (del 01/09/2009 @ 08:09:38, in Articoli, linkato 1941 volte)
Che di reality show si morisse era cosa nota. Fino a ieri però immaginavo che a scomparire in modo lento e inesorabile fossero i neuroni delle milioni di persone in tutto il mondo ipnotizzati davanti ai teleschermi nell’osservare le gesta di perfetti, fino ad un attimo prima, sconosciuti. Ma ora ci si è spinti ancora oltre.
In Thailandia Saad Khan, 32 anni pachistano, è morto mentre si sottoponeva a una delle prove di resistenza fisica previste dal reality. Una zavorra di sette chili in spalla, Khan stava attraversando un lago quando il suo corpo ha ceduto ed è scomparso nelle acque del lago. La notizia è stata diffusa ben dieci giorni dopo l’accaduto.
L’Unilever, sponsor della trasmissione, ha declinato qualsiasi responsabilità, ma si è detta profondamente scioccata e pronta ad aiutare economicamente la famiglia dello scomparso. Che per la cronaca era padre di quattro figli.
Non è la prima volta che si verifica un simile incidente. Due anni fa in Nigeria, in una prova del tutto analoga, la stessa sorte era toccata al giovane concorrente Anthony Ogadje. Oggi come allora la cosa non turba più di tanto. Lo spettacolo deve andare avanti. E se qualcuno ci rimette le penne, in dieci scalpitano per sostituirlo.
Mi perdoni il lettore dubbioso di fronte al tono di questa riflessione. Certo, della morte si deve sempre avere il massimo rispetto. Della vita ancor di più, però. Troppo spesso ce ne dimentichiamo.
Di Admin (del 31/08/2009 @ 08:44:28, in Articoli, linkato 4588 volte)
L’estate del 2009 passerà a futura memoria come l’annus horribilis del vacanziere. Dal depuratore di Cuma che ha devastato chilometri di lungomare, agli scarichi e gli svenimenti nella Grotta azzurra di Capri, gli episodi riprovevoli si sono succeduti a ritmo incalzante. Prontissimi a lamentarci, a maledire istituzioni assenti e canaglie prive di scrupolo, siamo davvero immuni dalle responsabilità?
Pensiamo ai cosiddetti ecomostri. Da tempo un influente quotidiano denuncia gli edifici, talvolta incompleti o abbandonati, altri perfettamente efficienti, che per la loro bruttezza inquinano l’ambiente che li circonda. Manco a dirlo, è il Sud a detenere il triste primato di fabbricati che deturpano il territorio. Di fronte a tali accuse puntuale scatta il tam tam e in rete viaggiano a tutta forza mail infuocate con le foto incriminate.
Come quella di un ristorante di Acciaroli, la perla cilentana Bandiera Blu per le sue acque cristalline. Non ho le competenze per definire ecomostro un ristorante, ma amando Acciaroli posso ben dire che quella costruzione, la cui forma ricorda il fungo atomico, svilisce ai miei occhi quel suggestivo tratto di mare. Eppure gli avventori non mancano.
Nel confrontarmi con qualcuno di loro ho ricevuto risposte di una chiarezza disarmante: quando sei dentro, non vedi nulla e poi, una ricciola alla brace così non è facile trovarla. Basta assai poco e sdegno e indignazione scivolano in secondo piano.
Madame Claire Delmas è francese, una donna letteraria dagli occhi geologici (pietre preziose non classificate), dai capelli di miele, dalla bocca che mangia bene, la bocca baciatrice di parole, dalla dolcezza statica, dalla passività profonda di donna, pozzo aperto alle cadute più totali. Cerca un uomo, è greco ed è l’uomo della sua vita. Lo dice “con una voce che si conforma alla sua immagine di donna dell’alba, una voce che sembra essere appena uscita dalle lenzuola”. Non è prudente quando è in gioco qualcosa che le interessa davvero.
Di fronte a lei il detective Pepe Carvalho ascolta.
Siamo nello studio di Pepe, un ufficio anni Quaranta in rovina, sembra “riscattato dalla liquidazione di un arredo di scena ideato da un produttore di film di Humphrey Bogart”. Pepe è lì, vestito con abiti forse maldestramente messi insieme e recuperati in una vendita di fine stagione. La guarda. “ci sono donne che fanno dolere il petto quando si contempla la forma esatta e contenuta delle loro carni, donne che basta che ti guardino perché la pedata di piombo ti spezzi lo sterno e una dolce asfissia ti impedisca di pensare all’esistenza dell’aria”. L’ascolta. Quel racconto letterario, frutto di un’educazione postromantica, un’educazione che ha omesso di passare per Robbe Grillet, Artaud, Genet, Celine e che fa sì che l’uomo cercato, il greco, risulti ridicolo agli occhi di chi ascolta. Ma Claire se ne infischia, va avanti con la sua descrizione e la sua richiesta. Quando sarà lontana, a Carvalho non resterà che “fare a pezzi quella presenza, come chi cerca di capire l’arma che lo ha ucciso con il procedimento di smontarla e sentire in mano il peso di ogni pezzo, il suo volume, la sua tesatura”. Ma ora è qui e bisogna cercare Alekos, l’immigrato greco scomparso, nel dedalo dei quartieri di Barcellona devastati dalla speculazione edilizia.
Così conosco Pepe Carvalho. Non avevo letto nulla di Manuel Vazquez Montalban.
Pepe non legge i libri, li brucia. Nel suo studio dimesso accoglie a sorpresa i suoi ospiti francesi con vini bianchi d’annata (Poully Fumé del 1983, Sancerre ’84, Chablis ’85). E’ un cuoco eccellente, le sue baroccate in cucina sono degustate dall’amico Fuster che gli rimprovera di cucinare per nevrosi, quando è ossessionato da qualcosa di non ben digerito. E infatti Pepe confessa “mi piace troppo una donna e non mi piace che una donna mi piaccia troppo. … Mi irrita sentirmi vulnerabile, anche solo per quarantotto o settantadue ore”. Nell’elenco delle sue stramberie e cose inutili c’è il fatto che prende lezioni sul caffè da un amico di plaza Buensuceso, dal quale si fa preparare una miscela di otto etti di colombiano di prima qualità e due etti di tostato dominicano. E’ malinconico e prigioniero delle sue memorie di cui, pare, vorrebbe disfarsi. La moglie Muriel e la figlia sono morte. Ha una relazione complicata con Charo, suo cliente preferito nell’amore pagato. Si invaghisce di Claire che è una di quelle donne che non si sa se stiano andando o venendo, e che rappresenta un mistero non risolvibile. Vive un rapporto sofferto con Barcellona, la sua città, che “gli muore nella memoria e smette di esistere nei suoi desideri” perchè gli angoli della memoria sono trasformati in cantieri, i suoi riferimenti distrutti: Bromuro il lustrascarpe, la miserabile pensione in cui vive, bar, strade. Leggo in rete che “il suo passato è intenso, lacunoso, movimentato: militante comunista, prigioniero politico durante il regime franchista, poi agente della CIA negli stati Uniti” prima di diventare investigatore privato a Barcellona, sua città natale.
A proposito di detective letterari, mi viene da pensare ad un ispettore che ho conosciuto un po’ di tempo fa e mi stava simpatico, Maurizio Lupo. Dopo Buio Rivoluzione mi sono chiesta che ne è stato di lui. Lo ritroveremo tra le righe o no? Valerio, che dici?
Di Admin (del 27/07/2009 @ 16:41:17, in Articoli, linkato 1889 volte)
Foto di Rino Palma.
Varrà forse la pena soffermarsi sul nuovo, duro atto di accusa lanciato dal maestro Roberto De Simone. Troppo preziose le sue parole per relegarle a semplice provocazione. Per il suo affondo non v’era scenario migliore del Premio Troisi a San Giorgio a Cremano. Il Maestro ha ricordato Massimo con affetto invitando a seguirne l’esempio, così distante dal pattume che ci circonda.
Come sua coraggiosa consuetudine De Simone non ha usato espressioni sibilline. Ha descritto una città ferma alla stagione laurina, e definito mera propaganda il rinascimento bassoliniano. “Se fossi giovane non esiterei ad andarmene”. Intanto De Simone ha girato il mondo mostrando il volto migliore della sua Napoli.
Il suo immenso patrimonio artistico rischia ora di finire al Museo di arti e tradizioni popolari di Roma. Le istituzioni locali fino ad oggi non si sono mostrate interessate a trovare una sede adeguata. Non rientro tra i cumparielli da soddisfare, dice De Simone. Parole amarissime che spargono sale sulle ferite di una città che sprofonda inesorabilmente sotto la guida di uomini che ignorano il significato stesso della parola cultura. O ne temono il valore dirompente che potrebbe avere sul potere che si sono cuciti addosso.
Napoli esploderà come il Vesuvio, ha detto De Simone. E ancora una volta ha voluto regalare una speranza a chi resta faticosamente abbarbicato a questa città.