Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Admin (del 22/02/2010 @ 22:43:10, in Articoli, linkato 1973 volte)
A ventiquattrore di distanza Nicola Cosentino ha revocato le dimissioni irrevocabili presentate il giorno precedente. La querelle si è dunque spenta nel giro di una nottata e l’onorevole di Casal di Principe è ritornato ad essere sottosegretario all’economia e coordinatore regionale del Pdl.
A scatenare l’ira di Cosentino è stato l’accordo tra Berlusconi e Casini per il quale l’Udc garantisce l’appoggio a Caldoro per la presidenza della Campania ricevendo in cambio la nomina di Zinzi a candidato per la Provincia di Caserta. Ruolo che Cosentino intendeva affidare al senatore Giuliano, dopo che lui stesso, ritrovatosi indagato per presunti rapporti con il clan dei casalesi, aveva dovuto rinunciare alla corsa per la Campania.
In quella occasione Cosentino non aveva ritenuto necessario abbandonare i propri incarichi istituzionali. Quali dunque i veri motivi delle dimissioni di Cosentino, poi repentinamente revocate? A osservare solo in superficie è facile catalogarle come gesto istintivo, un’alzata di testa contro il partito che nel mosaico delle alleanze lo aveva fortemente penalizzato. Ma forse le cose non sono così semplici.
Per comprendere appieno certe scelte bisognerebbe conoscere da vicino le pressioni asfissianti che gravano sulla testa dei politici in Campania. Una regione dove troppo spesso lo stato inefficiente viene sostituito dalla camorra. Che ha proprie regole. Non scritte, ma inderogabili.
Di Admin (del 12/02/2010 @ 12:18:30, in Articoli, linkato 1915 volte)
Vado dove c’è la gente che si diverte. Qualcuno l’aveva scambiata per una minaccia, un monito a chiunque intendesse vivere un momento di svago. Non ci provate, che arrivo io e vi ammoscio all’istante. Invece no, il segretario del Pd Pierluigi Bersani intende solo mostrare il volto nazionalpopolare del suo partito. E per farlo, ha annunciato la sua partecipazione al Festival di Sanremo.
L’interesse verso la kermesse canora era già emersa a più riprese nei giorni precedenti. Dapprima la presa di posizione sul problema che affliggeva il paese. Il caso Morgan. Il cantante era stato escluso dalla competizione dopo aver rivelato l’uso quotidiano di droghe. Bersani era intervenuto invocando per lui una nuova possibilità. Poi la decisione di Youdem, la social tv del Pd, di mettere in piedi un bel dopofestival, colmando così il grave e improvviso vuoto creato da mamma Rai.
Insomma, il Partito Democratico ha capito da che parte spira il vento. La gente non ha voglia di confrontarsi con questioni ben più urgenti, che pure emergono prepotenti. E allora zac, ecco il Pd che non ti aspetti e un Bersani smagliante sul palco dell’Ariston. C’è da chiedersi se gli organizzatori del Festival abbiano intenzione di predisporre una nuova sezione da dedicare al leader dell’opposizione e a tutti i politici pronti a seguirne le orme. Nel qual caso il titolo è già bello e pronto. Le solite proposte.
Di Admin (del 09/02/2010 @ 07:38:32, in Articoli, linkato 2177 volte)
Non ha futuro chi smarrisce le proprie radici. Parole che condensano il senso primario delle mostre, tre all’anno, offerte alla città dall’Accademia delle Belle Arti di Napoli. ‘Maestri’ il titolo della serie di mostre che rende ancora più limpido il progetto di Giovanna Cassese, direttrice dell’Accademia, e Aurora Spinosa, curatrice della Galleria, riaperta al pubblico dopo cinquant’anni nel giugno 2005.
In un luogo suggestivo come l’Accademia la parola Maestro ha ancora un sapore antico e richiama l’immagine di colui che, artefice e protagonista nella sperimentazione, riesce a trasmettere e formare le nuove generazioni, cui idealmente cede il testimone. Su questi presupposti è parso naturale inaugurare il ciclo di esposizioni monografiche con l’opera di Guido Tatafiore.
Dotato di un talento originale, Tatafiore fu artista eclettico e pose la ricerca al centro di tutta la sua stagione. Non si esaurì dentro una tendenza, né accettò, come racconta affabilmente Renato De Fusco, i diktat provenienti da una certa oligarchia veterocomunista che volevano imporre, persino all’arte, una visione tetra e monotona della vita. Ma si spinse sempre un passo più avanti, in un continuo rinnovarsi, dal neocubismo all’astrattismo, che pure non gli impediva di lasciare il segno.
Le sue opere cominciavano a prendere forma sin dalla preparazione di tele, colori e tutto quanto necessario. Un allestimento di cui amava occuparsi in prima persona con meticolosità. Oltre che pittore fu anche musicista, suonava la chitarra e il contrabbasso, ma la sua grande passione era rivolta al mondo delle barche. Mario Franco, curatore della mostra, ricorda il momento in cui Tatafiore, suo maestro, lo invitò nello studio di Bacoli per mostrargli non le sue opere, ma la barca in legno cui stava lavorando. La mostra, visibile fino al 27 marzo, rappresenta un ulteriore passo per la completa valorizzazione di Tatafiore.
Nelle sue opere giovanili faceva spesso capolino una giacca rossa, appoggiata allo schienale di una sedia, o allineata con altre giacche anonime sospese alla parete. Un tratto distintivo che può riassumere l’inquietudine di chi è ininterrottamente all’inseguimento di un qualcosa che sa, forse, non raggiungerà mai. La tensione emotiva che anima l’artista e lo distingue da chi fa dell’arte una professione.
Di Admin (del 01/02/2010 @ 18:01:13, in Articoli, linkato 1871 volte)
Strana città Napoli. Ci si duole con regolarità della modesta offerta culturale e poi si rischia di non riconoscere l'importanza di un evento. È il caso della mostra dei Corrispondenti della guerra di Spagna che s'inaugura questa sera alle 19.00 al Cervantes di via Nazario Sauro. Fortemente voluta dal direttore dell'istituto iberico Vicente Quirante, la mostra curata da Carlos Garcia presenta trenta reportage originali della guerra civile che lacerò la Spagna dal 1936 al 1939.
Il conflitto esplose pochi mesi dopo le libere elezioni vinte dal Fronte Popolare, l’unione delle forze di sinistra, e trasformò la Spagna in un laboratorio politico, precorrendo quanto poi si sarebbe verificato su scala mondiale con lo scoppio della seconda guerra. Anche la vittoria del regime di Franco, destinato a occupare la Spagna per quasi quaranta anni, anticipò la notte che calava sul vecchio continente preda di regimi totalitari.
Al centro della mostra le cronache dei giornalisti dell’epoca. Firme che a rileggerle oggi fanno rabbrividire. Hemingway, Malraux, Dos Passos, Saint-Exupéry, Orwell, Montanelli e tanti altri raccontarono un momento cruciale della storia europea. Grazie alle loro inimitabili penne e con una passione politica che faceva capolino negli articoli senza però torcere un solo capello alla realtà dei fatti.
Quell’epoca è stata definita l’età dell’oro del giornalismo. La guerra veniva mostrata per come realmente accadeva, seguendo le alterne vicende da osservatori ravvicinati. Nulla a che vedere con i comodi alberghi a cinque stelle da dove i corrispondenti di tutto il mondo raccontavano la guerra in Iraq. Il bombardamento a tappeto di Guernica con il quale l’aviazione falangista rase al suolo la cittadina basca uccidendo duemila civili sarebbe rimasta una pagina ignota se George Steer, corrispondente del Times, non avesse reso noto al mondo ciò che Franco provò a negare per anni.
Il conflitto provocò la morte di un milione di persone. Una ferita impossibile da cicatrizzare, eppure la Spagna seppe voltare pagina e recuperare il tempo perduto, fino a divenire pilastro dell’Unione Europea. Ciò è stato possibile anche grazie alla promulgazione di una carta costituzionale moderna e progressista. All’inaugurazione sarà presente Alfonso Guerra, uno dei padri della costituzione spagnola. Un motivo in più per essere presenti.
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