Image descriptionPerché Andreotti aveva l'auto blindata e l'analoga richiesta fatta da Moro fu rifiutata?

Colpire il cuore dello Stato. Moro o Andreotti? Questo il dubbio che le BR risolsero dopo aver constatato il diverso livello di protezione di cui Andreotti godeva.

In un primo momento le BR avviarono un inchiesta sulle abitudini di Giulio Andreotti, considerato il simbolo del progetto "neogollista" incarnato dalla destra democristiana. Alberto Franceschini seguì Andreotti nella chiesa del Lungotevere dove lo statista si recava tutte le mattine. Racconta Franceschini: “Sequestrare Andreotti allora era facilissimo, non aveva la scorta.”

L’arresto di Curcio e Franceschini a Pinerolo nel 1974 scompaginò i piani. Le BR si riassestarono e cambiarono obiettivo.

Nel luglio 1976 Giulio Andreotti diede vita al suo terzo governo, subentrando proprio ad Aldo Moro all’interno della VII Legislatura. Da questo momento ad Andreotti venne assegnata un’auto blindata. È lo stesso Andreotti a rivelare che i suoi uomini preferivano non utilizzarla per la scarsa manegevolezza.

Nella lettera indirizzata a Benigno Zaccagnini, e a lui recapitata il 4 aprile 1978, dalla prigione dove è richiuso Moro scrisse:

“È doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui.”

Il 21 gennaio 2000, davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia presieduta da Giovanni Pellegrino, Germano Maccari, il quarto uomo di Via Montalcini, dichiarò:

“Mi risulta che hanno scelto Moro anziché un altro perché, dal punto di vista militare, era più facilmente sequestrabile. Il senatore Andreotti aveva macchine blindate, una scorta più numerosa.”

Come confermatomi da Carlo Russo, capo della scorta di Giulio Andreotti dal 1974 al 1980, l'auto blindata venne usata solo a partire dal sequestro di Moro. Chi aveva dato alle BR una informazione vera ma che loro non potevano in alcun modo verificare? [ Intervista a Carlo Russo ]

Davanti alla Commissione Parlamentare la signora Eleonora Chiavarelli, moglie dello statista, affermò che il marito aveva fatto richiesta di un'auto blindata. Alla stessa Commissione Andreotti e Cossiga negarono l'episodio. Cossiga ipotizzò che Moro avesse inventato tale circostanza allo scopo di tranquillizzare la moglie.

Recentemente Eleonora Moro ha dichiarato: "Se lei sapesse com'è sporca la verità di questa storia, forse sarebbe meglio lasciar fare a Dio".

Anche le testimonianze delle vedove Ricci e Leonardi, parlarono di richieste già avanzate di auto blindata. La signora Ricci, vedova dell'autista di Moro, confermò che il marito attendeva da tempo una 130 blindata e ai primi di dicembre 1977 le disse: "Finalmente è stata ordinata la 130 blindata. Non vedo l'ora che arrivi ". La moglie del maresciallo Oreste Leonardi, caposcorta di Moro, affermò a sua volta che il marito aveva chiesto altri uomini al Ministero dell'Interno. Senza ottenerli.

Una conferma in tal senso ce la offre Carlo Russo amico del Leonardi: "Nel 77, ben prima dell’attentato, Leonardi mi fece leggere una lettera nella quale chiedeva l’auto blindata per Moro. Mi disse che l’aveva consegnata personalmente a un suo superiore che entrambi conoscevamo bene. Ritengo che la richiesta di Leonardi venne sottovalutata. Non voglio e non posso pensare altro."

Dall'audizione di Sereno Freato, emerse che alcuni privati cittadini avevano offerto a Moro un'auto blindata e che egli aveva declinato l'offerta per motivi di opportunità. Lo statista riteneva sconveniente accettare un simile omaggio da privati, ma disse al dottor Freato che, se l'offerta gli fosse giunta dal Governo, l'avrebbe sicuramente accettata.

Moro e gli uomini della sua scorta, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi erano inquieti. Avevano paura. La storia purtroppo gli ha dato ragione.


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