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La città si è incattivita (e i cronisti pagano)
Di Admin (del 06/10/2008 @ 09:00:47, in Articoli, linkato 1817 volte)

La città si è incattivita. Mi rimbombano le parole di un collega di questo giornale. Era a Pianura per seguire il corteo antirazzista. Era lì perché se uno non vede le cose, come fa a raccontarle ai lettori? Era lì anche se conosceva bene i rischi a cui andava incontro. Tanto che alcuni “galantuomini” durante la manifestazione lo hanno additato: è lui! Per poi attaccarlo in una leale competizione dieci contro uno.

La città si sta incattivendo, tra bimbe che annegano nell’indifferenza, il linguaggio stragista della camorra e un razzismo strisciante che sfocia nella violenza più bieca. Eppure c’è ancora chi ha voglia di raccontare la città, il suo declino vertiginoso, sostituendosi alle firme prestigiose che attendono rilassati lo scorrere delle notizie di agenzia o firmano pezzi costruiti da altri. L’essenza più limpida del giornalismo pulsa nell’animo di tutti quei precari, nella accezione più larga del termine, che il mestiere ce l’hanno nel sangue. Che stanno in strada non per salire alla ribalta o per ostentare il disprezzo del pericolo ma perché non possono proprio farne a meno.

Giancarlo Siani, un fratello maggiore per tanti, riferendosi alle persone in odore di camorra diceva “se scrivo di loro, ne devo sapere più delle loro madri.” Giancarlo scriveva fino a tre pezzi al giorno, lavorava come un indemoniato. Il suo contributo al riscatto della città. È stato assassinato una sera di 23 anni fa in Piazza Leonardo. Era un precario del Mattino.