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I nostri anni di piombo. Carlo Franco su Repubblica
Di Admin (del 26/11/2010 @ 12:39:56, in Vorrei che il futuro fosse oggi , linkato 3704 volte)

Una stagione di vite bruciate sparando in nome dei Nap. Parliamo dei Nap e dei nostri - napoletani - anni di piombo. A fornircene l'occasione è l'uscita di un libro utile e interessante, ma anche la consapevolezza di vivere un periodo di tensioni e di lacerazioni molto simile a quello nel quale covò la ribellione. Quaranta anni fa.

Partiamo da uno dei protagonisti. "Sergio" è il nome di battaglia di un ragazzo calato a Napoli da Aiello del Sabato, uno dei più derelitti presepi irpini. Condannato a vivere nelle anguste segrete dei riformatori, aveva perduto la misura del proprio corpo e, fuori dal carcere, si muoveva con difficoltà. Sergio è il personaggio simbolo di una storia di protesta estrema vissuta in maniera che si potrebbe definire perfino ingenua se non avesse lasciato dietro di sé una scia di sangue, nella Napoli degli anni Settanta immersa «in un cocktail devastante di microcriminalità, disoccupazione e rabbia verso le istituzioni».

È stato proprio questo cocktail a convincere Valerio Lucarelli, un giovane scrittore che non ha paura di confrontarsi con argomenti scabrosi - il libro di esordio, "Buio Rivoluzione", è tutto centrato sulle Brigate rosse - e con l'opportunità di recuperare dalle macerie della memoria la breve e drammatica parabola dei Nuclei armati proletari. Che è poi la storia di Sergio Romeo e di altri dannati come lui, finiti male, qualcuno morto, i più sopravvissuti dopo condanne severissime ma «scomparsi» e incapaci di riciclarsi comeè riuscito ai compagni forse più scaltri delle altre formazioni eversive.

Facciamo qualche altro nome: Giovanni Gentile Schiavone, l'ideologo della formazione, Nicola Pellecchia, Domenico Delli Veneri, Vitaliano Principe, Alfredo Papale, Pietro e Pippo Sofia, Antonio e Pasquale De Laurentis. E due donne, Maria Pia Vianale, una bellissima ragazza trasfigurata dal carcere duro, e Franca Salerno.

Il libro, edito da L'Ancora del Mediterraneo, ha un titolo incisivo "Vorrei che il futuro fosse oggi. Nuclei armati proletari ribellione, rivolta e lotta armata". Goffredo Fofi e Isaia Sales ne parleranno alle 18 nella Mensa dei bambini proletari di Montesanto e la scelta del luogo non è casuale perché i Nap nacquero come deformazione estrema delle grandi pulsioni intellettuali di quella stagione. Che ebbero il punto più alto nella "mensa".

Lucarelli è attento, oltre che diligente, ad accompagnare il lettore più giovane nel "laboratorio Napoli" mirabilmente descritto anche da Fabrizia Ramondino sempre dalla parte degli ultimi. Il primo vento di ribellione soffiò grazie anche agli articoli di un giornale alla buona, "Mo' che il tempo si avvicina", che precede di pochi mesi la fondazione della Mensa per i bambini proletari.

Geppino Fiorenza, uno dei fondatori, ricorda oggi al giovane Lucarelli che l'obiettivo era «restituire ai più piccoli l'infanzia negata». Il successo fu immediato e ad altissimo livello: tra i sostenitori, infatti, troviamo Antonio Ghirelli, Vera Lombardi, Luigi Comencini, Franco Rosi e poi ancora, risalendo il Garigliano, Enrica Olivetti, Elena Pirelli e la famiglia Falck.

Il momento decisivo per l'irruzione sulla scena dei Nuclei armati proletari «è l'incontro in carcere tra detenuti e studenti»: la scintilla esplode e qualche tempo dopo deflagra facendo uscire alla scoperto i leader dei Nap che non hanno mai riconosciuto come "maestri" i brigatisti. «La differenza di fondo- fa notare Lucarelli - è che, nelle carceri, le Br si dedicarono a un indottrinamento politico quasi scolastico e questo non poteva bastare ai nappisti segnati da una disperazione invincibile».

Gli eventi sono incalzanti. La storia precipita, gli episodi del libro sono di straordinario interesse. Tre molto significativi: l'assalto alla "Berta", la sezione del Msi, in via Foria (3 ottobre 1973) durante la quale "Sergio" ferì con una catena il segretario Michele Florino; il sequestro dell'industriale del cemento, Moccia, che servì a finanziare il gruppo e, infine, l'esplosione nel covo di via Consalvo, a marzo di due anni dopo: l'ordigno che stavano confezionando esplode e uccide sul colpo Vitaliano Principe, studente di medicina ventitreenne, e ferisce gravemente Alfredo Papale che, successivamente, perderà un occhio.

L'esplosivo doveva servire per "attaccare" la Divisione Ogaden dei Carabinieri, l'esplosione segnò l'avvio del declino dei Nap. Che, comunque, hanno pagato più delle colpe, pur gravissime, commesse. «E questo mi ha spinto a scrivere una storia mai scritta», conclude Valerio Lucarelli, «incoraggiato da Erri De Luca, ex militante di Lotta continua, che ancora esprime, nei suoi scritti, una forza mai sopita».

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